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Palazzo Vitozzi

A Napoli, In Via Broggia 3, ad angolo tra il Museo Nazionale, e l’Accademia delle Belle Arti, aggrappato alla Galleria Principe, un imponente portone ligneo indica l’ingresso al “Palazzo Vitozzi”, un palazzo monumentale dell’ottocento Napoletano, realizzato in concomitanza con la Galleria a seguito delle opere di risistemazione urbanistica che interessavano il cosiddetto Rione Museo. Posizionato in fondo al cortile, a mo’ di quinta scenica è posta l’imponente statua di S. Gaetano Thiene, e già su quest’ultima potrebbe iniziare un mirabile racconto sulle sue antiche o preziose origini, ma per brevità ci limiteremo menzionando solo il suo ritrovamento avvenuto durante uno scavo ottocentesco che obbliga, considerata l’autorevolezza del Santo, al suo posizionamento esattamente nello stesso luogo. Essa proveniva sicuramente da una delle porte della città esistenti nel periodo vicereale, abbattute fra il XVIII e XIX secolo.

Al terzo piano di questo storico palazzo, ci imbattiamo in appartamenti e stanze di altri tempi, salotti e camere, con soffitte e volte completamente dipinte, in un appartamento nobiliare chiuso da tempo abbandonato da chissà quanto, dalla indiscutibile e mirabile bellezza, ma trascurato e violentato nei suoi caratteri genomici da danni strutturali, incuria e soprattutto dalla mancanza di cultura storico-architettonica.

Apriamo gli oscuranti e le grandi finestre dei balconi che affacciano su via Pessina, gli affreschi sulle volte riprendono a respirare, aria e luce, alzando gli occhi al cielo, lo sguardo si sofferma purtroppo su enormi lesioni che attraversano tutto il dipinto, dovute ad un cedimento strutturale della facciata della Galleria Principe, successivamente messe in sicurezza con la tecnica dell’incatenamento, con “catene” che inevitabilmente attraversano da un lato all’altro degli ambienti.

La volta del living

L’affresco posto in alto a soffitto, in un arcata a volta, (realizzato da autore sconosciuto) incornicia con figure simmetriche, poste negli angoli ed un bordo di fiori contornato da linee geometriche,  che racchiudono in un cielo dalle infinite sfumature pastello “una venere ed il suo cupido”

In quest’opera l’avvenente dea è accompagnata dall’amore, ritratto nel suo cupido con una lunga lancia tra le mani. Un chiaro rimando al dono dell’amore, dei ritratti posti in basso di lui e lei, due giovani volti che si osservano a distanza in una cornice ovale dal fondo scuro e oro.

Un dono  all’ innamoramento tra i due, alla loro dolcezza, alla loro giovinezza ed alle punture dolorose che solo l’amore riserva. I ritratti posti in basso sottolineano tale caducità’, nonché  la transitorietà’ dei favori di venere, qui raffigurata nelle sembianze di una dama, con un corpo sinuoso ed armonico e danzante, vestita solo di  un raffinato velo ed una preziosa corona di fiori che porta in omaggio tra le mani.

 La volta della camera da letto

Resta il mistero, che anche la camera da letto nasconde, racchiuso in un quadrato terminante a volta, diviso in spigoli costituiti da triangoli i principali punti di orientamento nella navigazione, un significato esoterico?

Il sole, la luna, il giorno, la notte, la stella polare, le stelle, l’occhio avvolgente dell’essere supremo, puttini, angeli, posti in alto nel raccogliere una rete.

Una rete di suggestivi misteri, magari di matrice massonica?

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